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Of Dogs and Men, photo by Ziv Berkovich
MERCOLEDÌ 13 NOVEMBRE | 21:00 | Cinema delle Provincie
CON: Ori Avinoam, Natan Bahat, Nora Lifshitz, Yamit Avital | SCENEGGIATURA: Dani Rosenberg, Ori Avinoam, Itai Tamir | FOTOGRAFIA: Ziv Berkovich | MONTAGGIO: Nili Feller | MUSICA: Yuval Semo | SUONO: Itzik Cohen, Neal Gibbs, Oz Sicherman | PRODUZIONE: Itai Tamir, Alexander Rodnyansky, Donatella Palermo per Laila Films, Stemal Entertainment, con Rai Cinema
Drammatico | Israele, Italia; 2024 | Col. - 82’
Allo spuntare dell’alba, la sedicenne Dar torna al suo kibbutz alla ricerca del proprio cane, smarrito durante il massacro a cui era sopravvissuta giorni prima. Si confronta con gli orrori impressi sul luogo e sui volti delle persone che la circondano e assiste alla cruda realtà della tragedia che si sta consumando oltre la barriera di Gaza. Tra coloro che cercano vendetta e coloro la cui fede nell’umanità rimane incrollabile, Dar cerca di trovare la propria voce.
“L’orribile attacco del 7 ottobre e la guerra che ne è seguita hanno scatenato sofferenze inimmaginabili, che sfidano la comprensione. L’umanità, o la negazione dell’umanità, è profondamente inquietante. È possibile rappresentare, raccontare, narrare questi eventi? Questa era la domanda che ci ponevamo quando abbiamo iniziato le riprese alla fine di ottobre, consapevoli che il cinema si era schiantato contro il muro della realtà.
L’affermazione di Theodor Adorno dopo Auschwitz – che scrivere poesie, rappresentare l’irrappresentabile, è una barbarie – riecheggiava i miei sentimenti nei primi giorni di questo terribile e implacabile conflitto. Con il passare del tempo e l’ingresso delle immagini nella nostra coscienza collettiva, mi sono sentito costretto a testimoniare la realtà in prima persona. Ho cercato di aprire una finestra su queste esperienze e di raccontare la storia di coloro che sono intrappolati nell’incessante ciclo dello spargimento di sangue. Abbiamo iniziato le riprese nel Kibbutz Nir Oz, una comunità devastata dall’uccisione e dal rapimento di più di un quarto dei suoi membri, e accanto al confine con Gaza.
La scelta di girare con una piccola troupe e una telecamera leggera si presta a sostenere la fusione tra cinema di finzione e documentazione della realtà. Abbiamo filmato coloro che erano presenti nella zona di guerra, seguendo un’unica protagonista che si muove in questo terreno martoriato, ritagliando la narrazione del film. La successiva riconsiderazione di Adorno – che la sofferenza duratura merita di essere espressa tanto quanto un’anima torturata merita di urlare – guida il nostro cinema. Vogliamo onorare le esperienze di tutti coloro che sopportano le devastazioni della guerra, cercando di ritrarre la loro umanità in mezzo all’oscurità.” (Dani Rosenberg)