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SABATO 16 NOVEMBRE | 19:45 | Cinema delle Provincie
Inumana, melologo in un atto per pianoforte e voce di Rossella Spinosa, pianista e compositrice, e Laura Silvia Battaglia, giornalista e documentarista, reporter in aree di crisi specializzata in Medio Oriente e docente in diverse istituzioni italiane ed europee.
Sottotitolato Cos’è un uomo senza la libertà? e in stretto dialogo con la tragica complessità del presente, il melologo è incentrato sull’attuale situazione del conflitto mediorientale. Uno spettacolo volto a guardare con trasparenza, ma con il coraggio e la forza delle arti, ciò che accade in Medio Oriente, per cercare di comprendere, per cercare di accostarsi a quanto accade e scoprire il lato inumano di ogni guerra.
Frutto di un intenso lavoro documentale, lo spettacolo guida il pubblico in un crocevia di memorie, temi e spunti di riflessione, un viaggio di musica e parole che riflette uno spirito di forte condivisione artistica e umana nella polifonia di voci e storie.
Con il pianoforte e la voce recitante che interagiscono nell’azione scenica senza soluzione di continuità, nell’avvicendarsi dei quadri e dei personaggi, lo spettacolo si snoda come un racconto in musica che apre a momenti di coinvolgente profondità emotiva, con le artiste sul palco intente a dare voce, nel necessario connubio di bellezza artistica e verità, ad un irrinunciabile messaggio di speranza.
Cosa succede a un essere umano, privato della sua volontà e del suo corpo, soggiogato in una condizione di costrizione, di contenimento fisico ed emotivo? E cosa può significare tutto questo se diventa la modalità di negoziazione di un conflitto centenario, ormai difficilmente risolvibile in una convivenza pacifica? Se lo chiede uno spirito, ormai libero dal suo corpo, in attesa di essere traghettato dalla terra all’aldilà e che, in questo passaggio, si trova intrappolato in un tunnel nella Striscia di Gaza. Il suo compito, prima di arrivare nei cieli più alti dell’oltretomba, è facilitare altre anime in bilico tra la vita e la morte ad attraversare il passaggio oppure a fermarsi sulla soglia, a seconda del volere di Dio.
Questa anima, che si definisce “the ghost of channel”, è testimone delle sorti di cinque persone: una giovane donna ebrea ostaggio di Hamas; un soldato israeliano che sta attraversando un tunnel sotterraneo per stanare il nemico; un miliziano delle brigate al Qassam che deve decidere dove nascondersi e se e quando attaccare; una donna palestinese, intrappolata sotto le macerie della sua casa bombardata; un bambino disteso sulla lettiga di una sala operatoria improvvisata, già sospeso tra la vita e la morte.
Su un rumore elettronico, sotteso all’intero svolgimento del plot, il pianoforte e la voce recitante interagiscono nell’azione scenica senza soluzione di continuità, nell’avvicendarsi dei quadri e dei personaggi, rispondendo alla domanda prioritaria: cosa resterà di noi, dove andremo, partendo da una condizione di vita divenuta ormai “inumana”?