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Cristian Mungiu
Il Tertio Millennio Film Festival 2024 organizza una retrospettiva completa dei lungometraggi di Cristian Mungiu, cantore del “nuovo cinema romeno” e autore tra i più affermati, apprezzati e brillanti della generazione “postdicembrista”.
il programma al Cinema delle Provincie
Lunedì 11 novembre
15:30 | Racconti dell’età dell’oro
18:30 | 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni
Mercoledì 13 novembre
Giovedì 14 novembre
Venerdì 15 novembre
Sabato 16 novembre
15:30 | Occident
17:30 | Masterclass
Classe 1968, di origini moldave, di formazione letteraria e apprendistato giornalistico, cinematograficamente il cineasta si è formato sotto l’ala protettiva di Radu Mihăileanu (fu aiuto regista in Train de vie - Un treno per vivere).
Dopo una promettente serie di corti (Mariana, Nici o întâmplare, Mâna lui Paulista, Zapping, Corul pompierilor), per l’esordio al lungometraggio sceglie l’humour nero e il contesto cimiteriale per indagare le parabole incerte di una generazione che sogna di lasciare la Romania postcomunista: Occident fu presentato e applaudito alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2022.
Cinque anni dopo, sempre sulla Croisette, arriva il successo planetario (e patrio) con tanto di Palma d’Oro: 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni è un cupo, traumatizzante tallonamento thriller di una coppia di studentesse che cerca di abortire illegalmente, mentre la dittatura di Ceausescu è agli sgoccioli.
Il 2009 è l’anno dei Racconti dell’età dell’oro, film collettivo a episodi (di cui Mungiu firma anche il soggetto) che recupera l’umorismo disperato d’esordio e occhieggia alla commedia all’italiana, allestendo storie di ordinaria follia sotto il regime comunista.
Nuovi onori cannensi giungono nel 2012 con Oltre le colline (miglior sceneggiatura e Palma d’oro alle attrici protagoniste Cristina Flutur e Cosmina Stratan): altro passo a due al femminile dopo 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, altra caustica critica a certo fanatismo religioso, incarnato da un’autorità maschile che soffoca la libertà etica e affettiva di due orfane cresciute in simbiosi.
Un padre, una figlia (Bacalaureat) è incentrato, invece, su un medico in crisi alle prese con problemi famigliari, un’amante e una figlia in procinto di iscriversi al college in Inghilterra, nel mormorio maldicente e nelle tensioni che percorrono un piccolo paese ridotto a brandelli.
Anche il più recente Animali selvatici (titolo originale R.M.N.) è ambientato in un paesino. Ai confini della Transilvania, nelle traversie famigliari di Matthias, nell’irruzione di braccianti srilankesi all’interno della comunità, negli attriti tra locali e stranieri, Mungiu compone un concentrato di mali e disforie del nostro presente: rifiuto del diverso, xenofobia, populismo, degenerazione del capitalismo, crisi della democrazia e crescita delle disuguaglianze sociali.
È proprio la capacità di isolare e situare poi il vissuto delle sue creature dentro direttrici e storture della Storia (la cappa del regime comunista e la sua caduta, il capitalismo e le migrazioni) a rendere encomiabile e peculiare la poetica di Mungiu. Ogni suo film si offre come un fotogramma psicologico di una precisa epoca. Eppure trattasi di cinema umano e umanista, dalla messa in scena sempre riconoscibile, che cerca le ferite dell’uomo, abbraccia l’attualità, rifiuta tesi precostituite e si apre alla contraddittorietà, alla diversità di valori, prospettive e morali. Il suo umanesimo è sempre cognizione e restituzione della complessità irrisolta dei tempi, di come questi scolpiscano le vite, di come influenzino, anche inconsciamente, valori, convinzioni, pregiudizi, fedi e credenze individuali.
Il pubblico e il privato, l’intimo e l’universale, lo scontro e il dialogo, la politica e la vita, la libertà e la repressione, l’individuo e la comunità, la fuga e la “restanza”, il reale e l’allegorico si fondono nel cinema del regista romeno in chiave sempre attualizzante e sempre dialettica, alla ricerca inesausta di una breccia, di un varco d’analisi, di una sopraelevazione spirituale che dia senso all’esistenza, che cementi uno spirito comunitario, che perdoni e liberi da malefatte e insensatezze della Storia.