VENERDÌ 15 NOVEMBRE | 21:00 | Cinema delle Provincie


CON: Max Riemelt, Natalia Rudziewicz, Franziska Troegner | SCENEGGIATURA: Lucia Chiarla; dall’opera teatrale El pequeño poni di Paco Bezerra | FOTOGRAFIA: Christoph Iwanow | MONTAGGIO: Aletta von Vietinghoff | MUSICA: Mario Weise | SUONO: Sebastian Schmidt | SCENOGRAFIA: Stephan von Tresckow | COSTUMI: Henrike Luz | PRODUZIONE: Marcel Lenz, Claritta Kratochwil per ostlicht filmproduktion GmbH; in coproduzione con Tommy Niessner, Elaine Niessner

Drammatico| Germania; 2024 | Col. - 97’


Constanze e Jens sono una squadra, sono una coppia, sono genitori, ma soprattutto sono persone che lavorano sodo. Tra corse notturne in taxi e turni del fine settimana in ufficio, i due riescono a tirare avanti le loro vite, incontrandosi per brevi conversazioni nella vettura di Jens e nei tragitti per accompagnare il figlio Luis. Finché, un giorno, una telefonata che giunge dalla scuola sconvolge la loro routine: Luis viene preso di mira. Il motivo è il suo amato zainetto, decorato con un unicorno di strass. Il preside della scuola consiglia ai genitori di acquistarne uno nuovo, ma la proposta provoca nella coppia un profondo conflitto: Luis dovrebbe conformarsi o imporsi, anche se ciò significa attirare l’attenzione?

La situazione degenera e il taxi si trasforma in una sorta di ring di pugilato, un microcosmo in cui i genitori litigano per questioni universali. Constanze e Jens vogliono fare la cosa giusta per il figlio, ma possono solo ripiegare su soluzioni rapide, invece di esserci davvero per lui. La pressione della vita quotidiana è troppo grande, il tempo che possono dedicare l’uno all’altro è troppo poco. Luis continua a essere umiliato e picchiato a scuola finché si trasforma da vittima in carnefice, e la relazione della coppia rischia di crollare in una spirale di accuse, sensi di colpa e tentativi impotenti di proteggere il figlio.


“Ogni coppia ha il proprio campo di battaglia. I figli sono spettatori e, nella dualità, cercano l’unità. I conflitti relazionali, i compromessi, il bisogno di sicurezza o semplicemente l’uso dell’altro come sparring partner sono i punti di partenza di questa storia. Aspetti di una vita che conosco in tutte le sue sfumature e che sospetto molti di noi conoscano.

Quando ho letto l’opera di Paco Bezerra, sono rimasta affascinata dal principio di polarizzazione che la attraversa per intero. Il bullismo che il figlio di Constanze e Jens subisce a scuola diventa un innesco per un conflitto di valori più profondo. Nonostante entrambi i genitori desiderino la stessa cosa: il benessere del figlio. E quando a questo confronto si aggiunge l’instabile complessità del mondo del lavoro moderno tutto si fa più complicato.

I personaggi del film sono emersi da questa considerazione: Constanze e Jens sono intrappolati loro stessi nelle reti di una società sempre più aggressiva, in cui i più forti spingono i più deboli all’angolo. Lo stress di garantirsi la propria esistenza li rende disattenti e indifesi rispetto a ciò che sta accadendo al loro bambino.

Il film è una riflessione sugli effetti di una società in continuo cambiamento su una famiglia che di conseguenza perde la sua coesione. Riguarda due persone per le quali il problema del loro bambino diventa uno sfogo per le paure della perdita, paure in cui sono completamente soli e in cui stare insieme non fornisce più supporto. Questa connessione mi incuriosisce particolarmente perché le dinamiche apparentemente private diventano un punto di partenza per una riflessione sul sistema di valori della nostra società.

Siamo in grado di riconoscere quando e dove sorgono le ingiustizie se noi stessi siamo costantemente in lotta per la sopravvivenza? E possiamo davvero aspettarci che le nuove generazioni forniscano un modello di convivenza basato su una dialettica diversa da quella che mostriamo loro ogni giorno?” (Lucia Chiarla)